lunedì 6 luglio 2009

POESIE NEL SANGUE

18 DICEMBRE


Volano i giorni.
E le ore saettano.
Il tempo non esiste
ma lo vedo correre.

Le punte già
son bianche.
Azzurri e grigi:
nudi e scomposti
questi muri
di valle.

E si respira già
il fuoco che scoppietta,
l'aria fredda sulle guance
il calore del riunirsi,
finalmente,
spensierati forse:
il regalo più grande
anche se solo per qualche istante.



















DIRIGE LA BARCA TRA I FLUTTI


Il mio dubbio
tra il cuore e la mente,
al bivio lo scoglio
nel mio cammino.

Eppure non è scoglio
e non è bivio,
dietro al velo
è solo un altro passo.

La Mano Svela
e Vela precisa
dirigendo la barca
veloce tra i flutti.

















NELLA PACE DI UNA STELLA


Mi fermo per seguirti
e piango per fermarmi
e mi svuoto per piangere.

Mai ho pianto
consapevole
di trovare
energia.

Poi vuoto riprendo
a combattere un dolore;
un limite ben oltre
ad un muro ben spesso
che mi sembra irraggiungibile.

Devo piangere
per stare in piedi,
devo piangere
per non cadere.

Poi il soffio mi avvolge,
basta un contatto
che tutto ritorna
a come s'era mostrato
fin dall'inizio:
nella pace di una stella.



















PARLO CON L'OGGI DAL IERI


Prima dell'alba,
parlo con l'oggi
dal ieri nell'istante
fuso tra i due
continenti.

Il sole splende
sempre su questo
universo.
























QUEL SORRISO


Il tempo passa ma il fuoco
è ancora acceso, brucia
ancora la nobile fiamma
come se fosse l'altro ieri.

Il sole è sorto mille volte
dopo di quel giorno di luce...
...eppure è come se nulla
fosse accaduto in quei mille.

Hai dato vita ad un sole
che non si riesce più a spegnere;
fù l'intensità della mia gioia
ed anche la mia condanna.
























ESSENZE


Essenze, esistenze.
Uomini e le loro vite
le loro storie, esperienze
lacrime affetti paure
e gioie mondi, si,
piccoli mondi che s'incontrano
in un intreccio di vite a specchio
in cerchio, piccole luci
come stelle sul cielo di notte
mondi vicini e della stessa luce
Essenze di luce
Universi.
























RESPIRO


Mi concedo a te,
aria di cristallo,
con un espiro
non più trattenuto.

Il dolce esalare
del crisantemo
respira l'eterno.

Soffia il vento
di melodie
come l'acqua
e mi abbandono.

Aria sorella
di Caronte,
ponte elisio.


















AD OCCHI CHIUSI


Sampai e poi mi affido
al mantra, mi sciaquo
e poi silenzio, ritorno
presente a me stesso
una freccia al centro.

Recupero l'equilibrio
con le mani che vibrano
divento energia fuoco
fuso di prana, presenza
e potere su me stesso.

Non vedo il mio volto
solo perchè qui dentro
non c'è uno specchio,
affilato mi tempro
guerriero pescatore.

Seduto in riva al mare
di me stesso getto
la lenza e sorrido,
amo pescare paziente
presente nel gesto.















SHAKER DI PENSIERI


Soffice come.
Delirio? Arrangiati.
Della sinusoide
l'astro sta lassù
e da qui danze,
poi sudore, lavora
e canta, vivi dannazione
e non rompere.

Canta più forte
non ti sento.
Marasma.
Carezze come.
E poi...
chissà, forse
ci sarà un sogno
una pausa dalla vita
come la pausa caffè.

Scendo da qui,
e mi trovo.
Il riposo è finito
ed ora cominciano
quei quindici minuti
di vita.





Trasforma.
Rivoluzione bandiere
guerra e cannoni.
Chi?
Perchè?
Un lampo di luce
un motivo una risposta
poi vuoto...
devo riempire.
Prendo un secchio
e cerco:
ha importanza cosa?

...forse e vivo nel dubbio,
mezzo ieri e mezzo domani
divisi uniti da un punto.
Ed oggi mi muovo
verso il punto.
Punto.

Poi musica...
e tutto sfuma di nuovo.
































NEL CIELO DI QUESTO MONDO


Sono una nuvola in questo mondo
di occhi socchiusi e di respiri,
nello spazio tra una memoria
ed una lacrima, l'attimo che non c'è più.

Il mondo scorre sotto di me
così i miei anni che non m'accorgo,
con il vento che tutto passa e và
in un ciel che resta...
...luce,
sereno.




















SEMPLICEMENTE COSI'


Ogni momento è diverso
per sorridere, aromi
diversi per gli infiniti
gusti di una vita curiosa.

L'originalità, un fiore
ed una stella, due battute,
due occhi che mi guardano
bagnati, un abbraccio.

Una bancarella d'autunno
al sole e due passi vissuti,
un profumo d'incenso e poi
disperso in mille ricordi,
nostalgia forse, forse amore
secco, sotto ancora fresco.



























I SUONI DELLE PAROLE


Feligùti, ra sciapàlla zi filamùti,
je nongìbuti hàlla tikìroman ai sa iera.
Egni ia ieràna dàle màti na sìranàua.

Aua ràiu sinu uruueni, mat, cilipignègo:
suluemànq àdenay et rìtsiti ràcinaràua.


























VIBRA IL MIO CORPO DI FOLGORE


Vibra il mio corpo di folgore
nell'immobilità di un istante,
chino il capo e piango emozioni,
forse non meritavo l'investitura.

Oggi ho conosciuto la meraviglia
di una mente che tutta si spegne,
è vuoto sublime come quand'ella
mi guardò di luce la prima volta.































NEL SILENZIO


Breve pendio verso il mare,
poi sabbia, qualche gabbiano.
Così mi scendo verso la pace,
madre terra dei senza pensieri.

Spengo luci nelle mie stanze
e scendo lento tutti i piani,
non trattenere ne la dimora
ne il cielo stellato d'estate.

Ecco, lento arriva il tempo
per l'abbandono totale.
Ma tu sii sempre presente,
desta tra i suoni e i profumi.





















ESSENZA RIEMERGE


Nel girarsi del sole
cristalli preziosi staccati
dagli anelli vecchi
cadono e si perdono
tra i viali impolverati.

Rimangono buche profonde
nell'asfalto dopo gli inverni
che il tempo e la terra
forse riempiranno,
o che forse rimarranno là
ad ingrandirsi e scavare
nell'anima fino alla radice.

E cade verso terra
ciò che s'è appeso dopo
del giorno primo, specchia
il paesaggio brullo l'essenza
che lenta riemerge.













TRA LE SPIRE DEL TEMPO


Fermo aspetto nel camminare
che il mondo mi scorra e vada,
del profumo che si lascia e cede
a volte fragrante altre di nostalgia.

Mi scopro ancor viandante solo
nella rete instabile di affetti ma
che tutto lega, alcuni vanno altri
vengono, ed il mio partir si fonde
al mio restare, non cambia, è tutto
un gioco forte di abbracci ed addii.





















GIA' LUPO SOL TU NON SEI


Dove sei tenue raggio
di quel seren che riposa?
Dove devo cercare
per goder ancor del tuo calore?
Di quella fiamma
che sfavilla e brucia
di quel pensier
che vola rondine-tramonti?

Dì, ti sei nascosto
o mi vuoi forse insegnar qualcosa?
Si che da che un vuoto si crea
si tende poi tutto all'ascolto,
ed udir mi vuoi quindi le sonate
di tutta l'orchestra del mondo?
Già lupo sol tu non sei solitario
nel suonar le corde
della viola all'amor.








LA SETE


La gioia di una sobrietà
di amore fuso,
slancio alla vita che tutto
si fonde,
chicchi di una spiga.

Inebriarsi di presente
bevendo il tempo,
l'incedere dell'universo
l'immenso,
ma io vivo,
sono qua, felice in ascolto.



















IL TRE


Larice a punta, montagna e vetta.
Del rododendro un colore fucsia
mi permea di vecchia novità, noto
sereno l'ombra che svanisce del pino.

Verso lidi dell'anima più consapevoli
svanisce la meta e si dipinge
un presente vivido che non avevo
mai notato, l'angoscia scompare.

Sposo della natura rivivo ciò che ero,
la mia vita di sasso e di pianta,
di fiore e d'uccello, ora cosciente
trabocco silente le mie lacrime d'amore.



















VERO VUOTO FALSO


Bolle viola del vuoto illusorio
volteggiano allegre nel limpido,
vuoto che è vuoto, pregno
di mancanza e vuoto di significato
e voci che nascono da un sole nero.

Del nero parlerò poco, immagine
che m'attraversa presente
e ricorda l'auriga e la biga alata,
la spada m'è pesante in questa
lotta, nel muscolo la cancrena.


























OSSERVAZIONE


Nel delirio e nel brivido
di una febbre intensa
ammetto a me stesso
che ho l'influenza.
.
Solo osservando lo spirito
come se fosse di carne
posso vederlo inconscio
tremare e soffrire.









VECCHIO AMICO ESTRANEO


Conversando con me stesso
lo rifaccio: mi comporto
come se fossi un altro.

Poi mi congedo e mi affaccio
terrorizzato a quell'abisso
che mi specchia e mi chiama.

Mi sento vivo guardando fisso
la morte, poi mi risveglio sudato
nel letto, fors'era un sogno.

Mi rincontro vecchio amico
estraneo; così ricomincio
allegro con i soliti discorsi.









SAPORE GRIGIO


Grigia di notte, come d'un ansia
paura lieve che non sa d'esistere.
Grigia, ancora più grigia, grigia
come l'amaro secco di una radice.

Gialla e rossa come il sorriso
come la sera che si tinge e balla.
Gialla e rossa come un calore
ma comunque venato di grigio.

Rosso fuoco striato di grigio,
del grigio di una non presenza
che è ovunque ma non al suo
posto; grigio assenza d'un sapore finto.


















SCORCI D'ANIMA


Nel canto profondo del suono
del silenzio l'urlo del vuoto
abbraccia e ricopre, sedimenta
e si intorbida, già, il pensiero.
.
Luce fioca del sussurro
delle stelle, timide occhiate
ad un cielo distante, un volto
di pace per due occhi melanconici.








DESIDERIO DI FUOCO


Fuoco, rossa danza di sfumature
cangiante all'anima, radice
di passione nella forza ardente,
di chi brucia e gode fino alla cenere.

Il buio s'attarda ad avvolgerne
la polvere, rinasce la fenice
nello scoppio di un fulmine,
cielo smeriglio sull'urlo di un grifalco.










RISPOSTE DI CARTA


Di getto, lanciato lì come se aspettasse
qualcosa che non arriverà mai.
La rosa finta non profuma ma dura
per sempre, aquiloni pesanti al piombo.

Cos'è l'amore? Mi piace nuotare.
E la vita, cos'è? Non ci sono mai stato.
Ma qual è il senso? Venticinque.
Leggero, leggero, riposte di carta.























IL FABBRO DI VOLONTA'


Batto il ferro, costante fabbro
anche se mi perdo meccanico
o non vedo la lama incandescente
nei colpi che svaniscono tra i pensieri.

Batto il ferro, costante fabbro
antichi occhi di bambino curioso
che stringono una spada ancora incompleta
tra i rimproveri striduli degli adulti.

Batto il ferro, costante fabbro
tra le grida di una mente che muore
e di un'anima che rinasce più pura

















EREMOS


Il potere di un Mantra
come di parole inscritte
nel cerchio del silenzio,
abbracci di luna riscaldano:
resurrezione profonda.

Cento otto come il numero
del Buddha, respiri
ed inchini al potere
della manifestazione,
i guerrieri di luce.

Acqua per una mente
che gioca nel giardino
degli elementali, fuoco
per l'anima che l'incarna
e terra per il respiro
nei passi del cammino,
aria di una levità di sorrisi;
Vivo
nel raggio di Dio.







RECUPERO FRAMMENTI

Dilato lo spazio, mi dilato
dentro quel vagone,
raggi di nuvole, paesaggi;
chiara d'intuito l'osservo.

Vita: del Tutto che scorre
come il treno
che fende colline e mondi
scaldato dal sole; i raggi.

Sogni che facevo anni addietro
ora si ritrovano al banchetto,
danza nella mano del Karma
sorridendo la Coincidenza.

S'unisce al quadro sempre
più definito la risata di un volto
che ritorna bambino;
recupero frammenti.

























TRATTO DI LACRIMA CONSAPEVOLE


Germoglio d'acero di sangue di resina
nella scienza d'un dolore, inchinarsi
verso il burrone di una metastasi.

Grigi dei idoli del cielo d'Europa,
sconfina l'amore dal recinto prestabilito,
la speranza s'attarda ma è presente.








DUE LINEE, IL TRATTEGGIO


Istanti senza tempo e gocce d'amore
vissuto lontano; desideri vicini.
Il ramo si dona al germoglio, gemma
d'inverno potata oggi al pianto.

Nel buio scopro la luce, raggio
su quel chicco di riso caduto
dal cesto, i bimbi corrono col pallone
mentre si conclude una vita di pianta.







NEL TEMPO INDEFINITO


Quel ragazzo guardava i lupi e la luna
mentre la notte gli regalava dei ricordi
di abbracci e carezze mezzi dimenticati.

E si aprì uno squarcio profondo
nella carne scossa, un fremito di paura
poi nostalgia dolore comprensione e pace.

E tutto si risolse là su quella roccia
dove i respiri furon dee vibranti passione
con occhi della profondità degli oceani.

Il pulsare della vita fù lì, denso vuoto
assorbendo il vento, attorno sorrisi che come
ninfe circondaron di fiori chi contemplò il silenzio.







INSODDISFAZIONE


Come i fiori non colorano così tanto
le stelle non brillano poi molto, il cielo
rimane là e noi qui coi piedi per terra
respirando polvere, sperando pioggia.

Alle prime meteore c'è fango, poltiglia,
l'umido avvolge bagna i calzini, le punte,
tutto si sfà di grigio che nella valle scolora
come freschi dipinti sfumati d'acquerelli.

C'è chi non accetta nemmeno il tempo,
corre, fa girare il discomondo dei colori
per ricavarne un bianco che odora di smunto,
di un vuoto lindo insoddisfatto scontento
piuttosto che quello di un libro ancora da scrivere.









IL MIO PRIMO KOAN


Voglio. Quindi soffro.

Direi anche basta,
non voglio più nulla
e mi spunta il sorriso dal monte.








NEL VENTRE SI MUOVE


Alla luce di Pasqua vivo come nel Natale ultimo
con miagolii interni evocativi che preferisco
lasciar depositare, sedimento pesante fossile
che forse è meglio scalpellare via per sempre.

Non sono una statua eppure trovo pietre
dentro di me, scopro gli strumenti che usai
al tempo per rivestirmi di gesso e di bronzo;
oggi mi sgretolo, fa male, ma ritorno al sangue.















L'ESSENZA


Su quel filo sospeso i tulipani sbocciano
equilibristi, camminano adagio
osservando sotto le orde barbare
della zizzania, padroni del vuoto.

Sto sotto e guardo in alto, inciampo
spesso rantolando nelle nebbie amare
schiave al guinzaglio di quei giorni,
dell'arancione stupido vissuto prematuro.

Nel senso di una frase senza senso
giace la spinta sublime di quell'alito,
si esprime in quella forma scomposta
ma talmente chiara da passare inosservata:
è' una scossa che odora di presenza.









PENSIERI SFUMATI


Vuoto da riempire ed un corpo che saltella
dietro, curioso di saper dove va a finire.
C'è quell'immateriale là talmente denso
da non avere peso ma è duro, una montagna.

Nella sera c'è ancora la giornata dipinta
sfumata impressionista in una cornice di sensazioni,
poi svanisce anch'essa lasciandoci al silenzio.










LUNGO IL MONTICANO


Rimuginando vuoti giù lungo quel fiume
riapro gli occhi nel tempo magico
proprio quando la carpa vibra guizza libera
e si mostra splendida nel suo salto su per la cascata.

Il vento scorre tutto e la presenza, il caldo
nell'aria umida al suono dell'acqua, luce
al tramonto dall'odore di erba bagnata,
tutto mi abbraccia e si fonde amante.






LE GRAND THEATRE


Limone con zucchero.
Il dolce che smussa l'acido pungente,
limonata ghiacciata nella mano
di quel vestito ambulante, con tanto
di scarpe, occhiali da sole di marca
e bombetta marrone castagna.
E' stile.

E la sera si appendono cappotti gonfi
per le strade, camicie ripiene nei winebar,
borsette sulle spalle delle copie di carne
di quelle onde sexi da rivista di alta moda.
Attori che recitano domande discorsi
dipingendosi al centro di quella cornice.

Voglio trovare lo spazio dietro le quinte,
quando ci si spoglia, dove ci si leva la maschera
perchè sta stretta, fa sudare e pizzica la pelle.








LA PRECESSIONE


Un metro preciso, una bilancia, un orologio.
Altezza per peso mentre rincorre graffiti
sull'agenda: respiri ignoranti delle stelle.
Le ere celesti s'inchinano all'acquario.

Migliaia di anni luce distante: ininfluente.
Cambia il cielo come la musica di sottofondo
in un bar, colora un frammento temporale
di atmosfera e poi tace, è l'ora, torniamo a casa.










ALPINISMO


Respiro, domo lentamente una tigre.
Ogni tanto mi graffia, persisto.
E le luci diventano sempre più fioche,
lontane, la valle si corica nel buio
della notte nel suono dei miei passi.
Già qui il mio nome perde importanza,
rimane solo la volontà tesa alla vetta.








FUSO DI LANCIA


Mangia, mantide, la tenebra
di chi si arrovella sospeso nel tempo.
Sapore di dattero dal colore
di coccinella, d'incanto nel sogno
una palpebra si dilata verso il mare.

Affusolata la ninfa dell'energia al cielo,
spicchio di luna in uno specchio etereo
d'acquamarina, il riflesso d'un desiderio.
La caliptra volteggia al suono della cetra
mentre l'anima si delinea, mistica, D'Egitto.








DIPINTO DI UNA VERITA'


Si rincorrono farfalle col retino,
due dita sulle ali e la sua morte.
Catturar un volo colorato in mummie,
imbalsamatori di sogni, gli esperti!

La calca si divora cannibale, calpesta,
mentre terremoti vibrano speranze
i cuori al giogo risuonano visioni:
scintille caotiche risolte nel buio disperso.

Tutto ritorna perdendo il suo senso
sotto la luce che ne rivela l'essenza.
All'orizzonte il sole s'inchina al Brahma:
centro per l'animafreccia dell'occhio di luce.







ENTRO NEL MARE



Onde d'acqua di metri spezzano
chi non ha i piedi fissi, spazzano
i sogni dai templi di cartongesso.

Un passo su quell'inclino a buche
tra risucchi e vortici, un remo
desto stabile mirando al largo.









HO VOGLIA DI ESSERE


Ho voglia di Essere.

Comincio.
Eccomi.

Essere, Esserci.
Nuoto nel fiume
ed abbraccio la vita.

Guardo il mondo,
stupìto, osservo.
Sorrido quando scorgo
la mia immagine riflessa
nel corso d'acqua.

Non voglio più dimenticare
il mio volto prima che nascessi.













NEL GREMBO DELL'ATTIMO


Tace la bellezza del fiore
mentre dona i suoi colori,
tace il risplendere della vita
mentre dipinge l'anima mia.

Il silenzio non urla ma canta
più forte l'inesprimibile,
ed il bambino gode curioso
il sapore del tempo stella.


















RAZ MATAZ


Nella calca ci sono anch'io,
piccolo uomo, naufrago nel buio,
che ride di mohito e di sguardi.

E' una vita riassunta per i dispersi,
che si trovano e si baciano
ma scappano da loro stessi.

Ballo nell'ombra sospiro di un sogno:
amnesie perenni
di quel me stesso costruito abusivo
al tempio, dove mi soffoca l'anima.









ATTIMI PIU' LUNGHI


Sgretolo grumi di sabbia triste,
lacrime coagulata, dai reami
dell'anima, cielo di stelle.

Soffro a tratti,
i miei pensieri
dalla sofferenza
altalenano attratti.







L'UOMO CORNICE


Quel bicchiere urla la sete,
il bisogno di mostrarsi pieno.
Soprammobile sigaretta
del centrino spesso sull'anima.

Rosa plastica nel taschino
d'un capello biondo ossigeno,
occhio basso sfuggente
nella tristezza di una mela amara.

Questo è il ballo del pavone mascherato;
distoglie la piuma coda colorata
dai suoi lineamenti timidi.







AMICIZIA


Ti stimo, amico mio.
D'una semplicità tua
vivi i tuoi giorni, vivo.

Il tempo scorre fiume
e già la vita si realizza,
dono da Dio, mirante.

Brillano i tuoi occhi
d'affetto fraterno,
orme dei tuoi passi.










PRIMA DEI SOGNI


Cielo vuoto mi onora.
Le luci saettano
e la mente s'adagia.

Respiro profondo
e poi flash,
memorie e fantasie,
poi il nulla, è pace.

Fuori le stelle
splendon da sole.








TRATTO D'ANIMA


Incubi asteroidi e mostri satelliti
orbitano alla gravità di un illusione.
Talvolta spero salvezza, fuga,
ma m'inseguono calamite.

La paura mi gravita naturale
le collisioni picco.

Sofferenza nausea.












LE SPADE DI MANAS


A scacchi di parole si gioca,
battute, si pescan uomini,
ego male, e le esche: miraggi.
Poi
Guerre.

Son cambiati i suoni, sento
lo stesso rumori sebbene
assomiglino alla mia lingua.
Poi
Lapidi.

Son cambiati gli scenari,
oggi muoiono virtù e volontà
nei labirinti morte dei cervelli.

Il ciclo della carne è stato
strappato dalle coscienze.

Scorre
sangue
d'anime
sulle spade
di Manas.







LIVIDI


Pace.
Riapro la mano
e scorgo i segni, lividi
di un pugno
rimasto troppo tempo
serrato.

Mi sono fatto male
consolandomi
nel cerchio dell'odio.















LA PENA


Vomiti di parole s'accozzano.
Brodo di cane, latrine
aspetto e schiacciato
da una suola di gomma lercia.

Asfissia odore, respiro forte
per trovar l'ossigeno perduto.
Mostro baratro d'agonia
pazzia
schivo vacillo, mi scrollo
insetti,
cinture d'odio oblio
crollo.
Voci, voglia di soffocare.

Catena lega, caviglia
del cuore
non si muove,
tagliola.









IL CANTO E LA MUSICA


Del fiore ne si muovono danze
a petto aperto assorbe palpiti.
Pulso cuore respirando altezze
d'arie e d'aria, cielo spero desideri.

Intonaco sgretolato. Lucenti
sul muro scrosto, sotto di stelle.
Naso d'anima che corre spiriti
Dio comunione nei cristalli liberi.
.
.
.












SOLE DI PRIMAVERA



Abbracci
strappati
e freddo
e fine,
si chiude.

Te ne stai là,
a vivere intensi,
ti immagino
raggiante,
dimentica.

Io sto di qua,
a vivere intensi,
mi immagino
raggiante,
dimentico.

Ho vissuto
infiniti
costretti
in secondi.








SOLITUDINE


Chiunque tu sia,
dove sei?
Ho bisogno di te.
Non so stare
da solo con me stesso.

Insegnami a vivere,
fallo di nuovo.
Ho ancora paura del buio.

Le tue ultime parole
furono forzieri di saggezza:
il silenzio di chi ama.








LA GRU SEDUTA


Saggio il mondo con i sensi
ma mi fermo materiale:
aro con un ventaglio.

Ricomincio, lento,
cerco la chiave; penso.
Lo stoppino è una statua
nella fiamma che danza.
Equilibrio.

Mi cingo di pazienza,
chiudo gli occhi, incenso
e sgrano un mala.
.
.
.











DI NUOVO NELLA MORSA


Ventuno, come sette per tre.
Prego e lodo con una lancia.
Mi scorro di prana, lo capisco.

Flusso di manas, pensieri.
Fiume di vissuto nostalgico.
Minuti dilatano nel cuore.

Eterno, ma non per sempre.
Fatto di intensità che va oltre.
Composto di granelli di Dio.

Respiro emozioni immortali.
Sotto al pulso di stella Sothis
vivo nel grembo del mondo.







AUTOINGANNO


Si passeggia al parco da soli
cercando qualcuno da tener
sottobraccio, da condivider
il verde od una partita a scacchi.

Ci si spensiera fanciulli vivi
in quel ricordo, curiosi del gioco
di notar differenze di poesie;
uniti divisi: un cerchio che ruota.

Si muovon svogliatezze lontane,
si rimane assopiti nel miraggio binario,
vagabondando, dispersi, cercando
noi stessi in sogno, tra i larici.













SOSPIRANDO NAUFRAGO


E' come un vecchio motore, lento,
discontinuo, che ogni tanto tossisce,
rallenta e sembra morire, c'è quasi,
pensi, e poi riprende, tenace, la vita.

E così si salta, dal sole alla luna,
da una stagione all'altra, d'acchito.
Col freddo sembra che tutto rallenti,
che muoia, per stupire di nuovo,
in primavera, quando ricomincia
il caldo e tutto si contorna di gioia.

Il mio cuore cade laggiù nell'amaro,
come da uno sgambetto è là, disteso,
che agonizza convulso stritolato
in un pugno di morte e di nostalgia.

Aspetto saggio che si plachi la morsa,
d'aprir la tagliola e di scorrer di nuovo
i capelli nel vento, sospirando naufrago.

























L'URLO DELLA COSCIENZA


Nelle tenebre degli abissi
giace un forziere intatto,
è lì sepolto che attende,
tra i mostri ed il nulla.

Il cielo svetta azzurro
sopra la coltre grigiastra,
è lì inviolato che aspetta
tra l'anima di Dio e le stelle.

Gemme voci nitide chiare
sbocciano a forza nei cuori,
sbaragliano l’indecisione
scuotendo le anime opache.





















NORMALE


Normale, anormale.
Categorie, divisioni.

L'astringenza mi punge
di un disgusto repulsivo.

Mi stuprano il grigio
mentre mi chino
per raccogliere un fiore.
























PARLANDO D'ARTE


Assorbo, spugna, vibrazioni.
Luce lavica che m'investe:
assaporo la pupilla del carisma.

Irradio, fonte, affetto.
Evapora la spilla malinconica:
risuono all'unicità delle conversazioni.
























LA SCULTURA DELLE PAROLE


A sette anni ero un architetto,
costruivo scuole, ospedali,
palazzi: giocando con i piccoli
pezzi del lego srotolavo
gli edifici della mia città.

Oggi amo ritirarmi sincero
nell'angolo di quella spensieratezza:
giocare con le parole e talvolta
sorprendermi ancora infante
nel gioire per aver catturato
un'emozione, un sentimento,
giusto il tempo di immortalarlo
e di appendere la cornice
in quelle piccole case di plastica.

L'immaginazione è il dono
di un sogno ad occhi aperti
che si realizza in un gioco
magico all'interno di noi stessi.

















TRILLO


Una voce d'altri tempi
riempie un cuore essiccato
con sorrisi e lacrime.

Il rombo dei ricordi
scuote dalla sordità
l'albero portante.

Si naviga su caravelle
con gli occhi lucidi
di chi rimira,
finalmente,
agitato,
il porto.

















LA PAURA DELLA REALTA'

Sparuti lampi d'angoscia
all’orizzonte, oltre la collina.
Nuvole d'ansia grigio tetro,
una felicità solare svanita,
un vento umido di tempesta:
voglio solo restare a casa.

Si ha voglia di abbandonarsi
all'inedia, a sonni e sogni
che allontanino dalla realtà.

Fuggo dalle emozioni, scappo.
Troverò il mio mondo
in una lattina di birra,
nulla importa più, ormai.
Lo stoicismo non vince
il conforto dell'ubriachezza.



















PANORAMA NOTTURNO


Luci si dispiegano
in un fazzoletto vetrato,
danno un contorno
ai dispersi nel buio.

La mezzaluna s'è appesa
proprio nel centro,
mentre i giganti
soffiano giù sulle vallate.

Alle biglie rimane
soltanto di star là distese
mentre la natura brama
di riappropriasi della sua terra.
























PENSIERI IN POESIA NOSTALGICA


Compongo attimi di sincera nostalgia,
la mia mente è naufraga nei ricordi
mentre il sorriso abbandona un volto
che si tuffa in un nitido riflesso di vissuto.

Ho nello zaino il peso di una distanza,
mi sento scalatore di montagne ignote,
lo sherpa di un desiderio che si porta
appresso le dolci note dell'amore.













CRESCERE VIAGGIANDO

Occhio e pupilla
in un'immagine
del mondo
riflessa attraverso
un cristallo.

Allargo la vista
di una mente
piccola ed egocentrica
modellandone
la gittata.

Nulla acquisirebbe
senso, penso,
se tutto non tornasse
al suo posto,
se il vagabondo
un giorno
non ritornasse a casa.





















GROTTE


Ori d'ossa, su lassi
speleologici,
orologi pendenti
affusolati stalagmitici:
ammassi di un evolversi
in accordo con le ere.

Frammenti di storia
che cingono una grotta
in una morsa di preziosi:
una lotta di vite di calcare
dalla durata di decine di millenni.



















CERTEZZE


Cieco e bendato vagabondo zoppicando
in un groviglio di rovi e di arbusti,
cosa sto cercando mi è ancora oscuro
ma godo del profumo soave e squisito
dei timidi fiori che colorano la via,
carezze per l'anima a chi anela un riscatto
il tratto del dito sapiente di Dio puntato sul futuro.















GIGLIO DELLA SABBIA


Stelo e corolla che slanci nella calura
il tuo elegante fiore bianco armonioso
nato nel mistero dalla sabbia rovente.

Pianterò radici profonde a prova d’arsura,
aprirò i petali d’eleganza e bellezza,
da un mondo di ustioni firmerò il cielo
con la mia parola più gentile, d’amore.






















CORRO VELOCE


Sorrido quando solo m'accorgo della stupidità
di una frenesia immotivata, animi infuocati
d'una fiamma spenta ma che ne consuma la cera
con la velocità d'un dardo ossidrico.

Luce opaca che nasconde e trafuga l'essenza,
miraggio di una felicità lontana l’oasi
di una corsa incosciente verso la tomba.

Mi scompiscio quando dopo tali pensieri
m'accorgo di non esser diverso, derido
me stesso, pirla, che ingenuo scopre l'amara
realtà: sono solo una candela sull'ossidrogeno.























VISIONE TORBIDA


Rimiro da lontano il sogno di esser
sveglio, conscio di avere gli occhi aperti,
nonostante ciò mi vedo sonnambulo
in un mondo con un futuro senza senso.

Distante universi dalla consapevolezza
che eleva là dove l'anima trova pace,
mi rigiro in un dormire appiccicaticcio,
ignaro che l'amore sia la chiave dell'immenso.





















UN REMO PER VOLARE!


Un passo, timido incerto,
su di una lastra di vetro
sospesa sul mio passato,
verso un futuro d’enigma.

Rimugino magma in pensieri
odorosi di effimero, l'effige
si contorna sui visi lasciati,
vecchi volti, una volta vicini.

In quella nicchia al riparo
dallo scroscio del tempo
trattengo in apnea l’oro
del riflesso del passato.

La zattera è già sull’acqua,
perfetta nell’imperfezione.
Non servono remi ne memorie
a navigare verso le stelle.











L'IMPERATORE DEL NULLA

Che bella la mia vita.
Che bella la MIA vita.

Mia la vita, la posseggo, ne sono il re.

Possiedo tutto,
tutto il regno,
anche negli angoli lontani,
anche il futuro è mio...

...il MIO futuro.
Sono il padrone del MIO futuro.

MIO : AGGETTIVO POSSESSIVO

Decido di tutto,
faccio progetti,
pianifico.

Pianifico il mio futuro.

...

PIANIFICO

IL

MIO

FUTURO
Nessun imprevisto:
le cose devono andare come ho progettato.

...le cose DEVONO andare come ho progettato IO.

Non tu, non gli altri,
non il caso,
non la fortuna,
non la sfiga,
ma...

IO: PRONOME PERSONALE, PRIMA PERSONA SINGOLARE

Io sono padrone della mia vita.
Posso decidere di vivere come io voglio.
Io sono padrone del mio futuro.
Posso deciderlo come mi pare e piace.

Io sono il re.
Io sono l'imperatore.
Sono l'imperatore di un progetto.

Un progetto su me stesso.

Il mio impero.
Il MIO impero.
...

IL
MIO
IMPERO
!!!
...

Di cosa sono padrone?
Del mio...

IMPERO: SOSTANTIVO MASCHILE SINGOLARE

IL MIO IMPERO
IL MIO IMPERO
IL MIO IMPERO
Il MIO impero
Il mio impero
il mio impero
il mio impero
...
...
...
...
...

NULLA

Sono imperatore del nulla

Il mio impero si sgretola
come grumi d’ argilla al vento
che soffia, nella verità della vita.

Io posso solo danzare abbracciato
a questo cavallo selvaggio.
































LA POSSIBILITA'


Respiro vita.
Aria: materia antica,
la stessa rinnovata
nel corso di millenni.
Respiro energia;
tutto si trasforma
e si traduce in un battito.

Il ventaglio

è

aperto.






















CAPODANNO

Il punto fa parte di una retta,
una mezzanotte divide come
separa due assi uno spruzzo
di colla, ne la morte termina
una vita ne la linea d'orizzonte
separa il blu del mare dal cielo.

Eppur oggi mi lascio indietro
sogni ed un amore immenso,
si voglio sanguinar per la via
e continuar questo cammino
tracciando un sentiero rosso,
sicché, un giorno voltandomi
dimentico, ne ricordi la meta,
i passi sofferti e le gioie profonde.



















ANIMO FRAGILE


In quei lontani vi sta un albero
che ospita il nido dell'innocenza,
ed essa sta là, sopita, è l'infante
che sopravvive di sentimenti.

E poco più in là, due metri o più,
vi sta un dirupo alto più di cento,
ed un mare che s'infrange violento
sulla nuda roccia, volesse spezzarla!

Ed il bimbo corre, solo, inseguendo
farfalle, colori e carezze del vento,
abbraccia la natura, gioca di sorrisi,
spensierato rimira con occhi infiniti.

L'albero s'agita, si commuove così
a quella semplicità meravigliosa
ed innaturale, conscio che per metà
la sua ombra è preda dei vortici.















LA BALLATA DELLO STOLTO

Eccomi, sospeso in un frangente
che odora d’irrealtà, a soppesare
dubbi e certezze che m’arpigliano
alla ragione ed al senso d’un cuore
che batte e si dimena, costretto.

Ed eccomi, inebetito, parafrasare
d’orgoglio le verità ancestrali,
dipanare con tanta irriverenza
quegli intrugli che mi permeano
dal cuore all’anima, fiaccandola.

Ed ancora, lì, sconvolto, a tentare,
offuscato dalla paura, di veder
la realtà con gli occhi bendati
e di scorger differenze con quella
percepita dal mio petto delirante.

M’ingabbio da solo ancora al via,
fermo, resto, còlto da tal sgomento
al proclamarsi di quell’offuscamento
che non m’aiuta a recuperar il senno,
cuor e ragion son distanti, e si vive.
















LACRIME


Il mio sorriso è finto,
ho due protesi false
che incollano i miei incisivi.
Ho voglia di verità,
non voglio giocare
al gioco delle belle statuine:
è un gioco per adulti,
ed io voglio restare bambino.






















VAI, DIVENTA QUERCIA


Risorgi, io divento vasto etere di vette.
Alzati, io divento fiero raggio di pianto.
Cammina, io divento potabile amore disciolto.

Vai, allontanati da me, mio cuore,
vai, fatti quercia, trova la tua luce,
vai, pianta radici, trova nutrimento
nella terra di Dio, vai ed emetti chioma
ed elevati, diventa un albero forte.

Io camminerò, sarò un guerriero
ed avrò vento e fruscio tra le mie foglie.
Trasformerò la luce in immensa gioia,
e poserò frammenti immortali
in piccoli chicchi di melograno.


















LACRIME DI PROFUMO


Chiudo gli occhi e ti vedo, di luce
come una dea, m'acceca la purezza,
l'innocenza di quello sguardo.

E' stato solo ieri ed oggi nevica.
Parole si trasformarono in brina
mattutina sul fiore del tuo sorriso.

Fu una danza sottobraccio, assieme
ci accompagnammo per i giardini,
contadini della stessa scura terra.

Oggi si parte, io verso oriente
e tu ad occidente, nello zaino
lacrime del tuo profumo, triste, conservo.











DUE PASSI NEL DUEMILA


Cammino fuor di casa,
proprio due passi,
tra castelli e rocche fatti di carte
e uccelli di bisbigli e luci di nebbie.
Giusto un respiro di denso,
e poi apnea,
e via fino al prossimo, con l'elmetto.

S'accende quel cubo e ci si inchina
con rispetto, sul serio!
Eccomi, presente, affamato,
usato a gusti amari o acidi
son anni che non tasto il dolce,
ma tanto fa male mi dicono.

E salgo e m'attivo
inconscio ma fiero
l'ultrasupersonar:
m'avverte spaccandomi i timpani
e facendomi abbaiare
al sol accenno di un presunto torto:
rimango nero agitato, attivato
dodici ore di nervi costante.

Non sopporto tutto questo per nulla,
mica scemo io, scusa!
Ci ho lo stipendio io, soldi, money!
La libertà d'esser schiavo a spendere
oltre a ciò che mi serve.

Vedi? Fa come me, io funziono!
Son ingranaggio metallico
di quella macina di coscienze
che oggi frantuma il mondo.










NONSENSO


Uno spasimo, labbra di polmoni
pompano un sangue mancante
all'anima, quasi vi riuscissero
di tener stretti i cocci, coagulando.

Una voce che illuminò La Risposta
ora è fonte di copiosa rugiada salata,
nel silenzio sgorga un fuoco freddo
mentre la landa di casa giace sola,
macinata dai brividi di un nonsenso.

Triste consolo un cuore straziato
con un panno di lana sulle spalle.